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LA COMMEDIA BEFFARDA E CINICA DEI FRATELLI COEN

I Fratelli Coen. Registi, sceneggiatori e montatori di tutte le loro pellicole, perfettamente complementari nel lavoro dove, di solito, appare Joel alla regia, ma con Ethan scrivono insieme il soggetto e la sceneggiatura, tanto che vengono definiti come il regista a due teste. Autori di commedie sofisticate e irriverenti, il punto più alto è stato certamente raggiunto dagli anni che vanno dal 1996 al 2000. In serie, escono capolavori assoluti come Fargo, vero, primo grandissimo successo, Il grande Lebowski, Fratello dove sei e Non è un paese per vecchi, pluripremiato agli Oscar come miglior film e miglior regia e miglior sceneggiatura non originale. Il cinema dei Coen può, all’apparenza, sembrare avanguardista, impegnato, ma è la più grande espressione del cinema classico, uno stile che si muove tra i vari generi e, certo, con una forte impronta autoriale. In parole povere, un film dei Coen lo riconosci subito, da lontano, pur nella diversità dei temi trattati. È il loro stesso cinema a rifiutare etichette, poiché è, allo stesso tempo, irriverente, spiazzante, grottesco e anche, a volte, ambiguo. Se dovessimo semplificare, diremmo geniale. Nei quattro film che abbiamo citato c’è tutto questo. Cosa dire di Fargo, impregnato di umorismo macabro, con attori in parte e superlativi, lo sfondo del Minnesota e una trama che si dipana nell’assurdo risultando però familiare, con scene cult come le esplosioni di violenza inaudita, tamponamenti di ferite con la carta igienica, i maldestri rapitori che ne combinano di ogni sorta. Gente normale su cui i Coen posano il loro sguardo affettuoso ma spietato. Il Grande Lebowski, una genialata pura, con Steve Buscemi e John Goodman che, più di Jeff Bridges, avrebbero meritato 3 Oscar a testa. Due personaggi perfettamente riconoscibili, dal povero terzo amico che non ha diritto di parola e che invece risulta decisivo nell’equilibrio dei tre allo scioccato reduce del Vietnam che crede si essere perennemente in guerra. Battute fulminanti, discorsi surreali, scene da morire dal ridere come la visita a Larry o la consegna del riscatto con piano scapestrato e, ovviamente naufragato, di Walter Sobjack, esaltato nel rivivere la consegna di una valigia come un assalto nella giungla. Camei per Ben Gazzara, e un giovanissimo Philip Seymour Hoffman. Un film che è leggenda e resterà per sempre. Chi non ha visto il grande Lebowski, ha perso tanto. Non è un paese per vecchi, cinico e soffocante. Un inseguimento che dura due ore con due attori bravissimi: Javier Bardem, perfetto nella parte dello psicopatico assassino e un perfetto e troppo spesso sottovalutato Josh Brolin. Il film è accolto in maniera entusiasta dalla critica e dalla Academy, con lo psicopatico che uccide i malcapitati col compressore, una maschera che è ormai divenuta un cult del cinema contemporaneo. Potremmo dilungarci all’infinito, ma non possiamo. Fratello dove sei è la sublimazione del loro cinema che sfocia addirittura nel musical. Frances Mcdormand, Steve Buscemi, Brad Pitt, George Clooney, John Goodman, gli attori preferiti dai fratelli Coen ma anche una pletora di caratteristi che sono perfetti nel completare il mosaico, anche se definire John Turturro un caratterista è quasi una bestemmia. Senza quasi. Menzione speciale per Burn After Reading, pellicola capita poco ma, a parere di chi vi scrive, un film da tramandare. Sottile, grottesco, amaro, esilarante. Va guardato più volte. La frase finale: Cosa abbiamo imparato? Già cosa…abbiamo imparato che non dobbiamo farlo più. La banalità dell’ovvio inquadrato in un film che sembra di controspionaggio fai da te. Ultimo, il film Prima ti sposo e poi ti rovino. Sembra un filmetto, ma credo di non aver mai riso tanto. Scrivere dei film dei Coen richiederebbe paginate intere. Quel che possiamo dire è che le scene che riescono a “inventare” e le situazioni che riescono a creare, mischiando tutti i generi possibili, non hanno eguali nel mondo del cinema e forse non li hanno mai avuti.

Carlo Marrazza

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