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Il salto della quaglia

LA CONTRADA LAURA È IL SUO TRADIZIONALE SENSO DI INSICUREZZA

Tutte le medaglie hanno i loro rovesci, non volerli osservare, con precisione e ricerca di particolari, è come avere fame avendo tra le mani un piatto d’oro vuoto, senza cibo. Così sembra essere per la contrada Laura, una miniera d’oro (per alcuni) durante il periodo estivo e una zona di degrado e insicurezza appena gli ombrelloni chiudono ai primi freddi e i bagnanti ritornano alle loro città. Non è allarmismo questo, né tantomeno una cattiva pubblicità, è semplice racconto di fatti, come quello che ha visto una coppia sfrattata dalla propria abitazione da un inquilino molesto, a tal punto che non si è limitato a sfondare la porta e a occupare abusivamente l’appartamento, no, si è persino concesso la “libertà” di offendere, minacciare, lanciare pietre provocando danni a cose o persone, finché, come da sempre accade in Italia, la televisione non si è dimostrata ancora una volta più efficace delle forze dell’ordine, risolvendo, almeno sembra, il problema. E se non bastasse, ultimo avvenimento è la rissa avvenuta in pieno incrocio, con tanto di ambulanza e carabinieri a illuminare di blu sirena la serata. La sfilza di fatti simili sarebbe lunga da elencare tutta in poche righe e non è neanche questo l’aspetto su cui bisogna soffermarsi, come non lo è, come potrebbe ipotizzare qualcuno, la provenienza di chi commette tali atti, poiché tra spacciatori, camorristi in latitanza e balordi di turno, vale sempre il detto che “ogni mondo è paese”. Certo, le difficoltà dell’integrazione sono evidenti, ma questi sono discorsi che vanno sollevati in altre sedi, più adeguate e competenti di un articolo in una rubrica. Quello che conta, stavolta, è la percezione del pericolo, la paura di non potere uscire dopo un certo orario, così come il timore, di quelle poche attività commerciali che ancora resistono, di dovere abbassare le saracinesche prima dell’orario di chiusura previsto, poiché sembra che insieme all’inverno cada su Laura anche il gelo delle cattive intenzioni. Questo non è un appello, in passato se ne sono sprecati tanti e tanti ancora se ne sprecheranno, questo è un invito, un monito a non soffermarsi troppo sul bagliore dei lampioni che si inaugurano, ma a guardare anche un po’ nell’ombra e magari lì fare qualcosa. Come, per esempio, dire a qualcuno dei tanti agenti municipali assunti nel corso di questi anni di starsene un po’ tra noi, come avviene d’estate sul lungomare, a vigilare, a donarci almeno la parvenza di una sicurezza che da tempo manca. Non basterebbe, è ovvio, ma servirebbe, perlomeno chi abita qui. Perché è vero, siamo una contrada turistica, ma questo non significa che andiamo in letargo. Almeno, non noi.

Pasquale Quaglia

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