Che cos’è la democrazia?
La democrazia, etimologicamente, deriva dal greco antico: da dèmos, “popolo” e da kràtos, “potere”. Tale parola significa “governo del popolo”, ovvero sistema di governo in cui la sovranità è esercitata, direttamente o indirettamente, dal popolo, generalmente identificato come l’insieme dei cittadini che ricorrono in generale a strumenti di consultazione popolare (es. votazione, deliberazioni, ecc.). Nel corso del tempo, il concetto di democrazia non si è cristallizzato in una sola univoca versione ovvero in un’unica concreta traduzione, ma ha trovato espressione evolvendosi in diverse manifestazioni, tutte comunque caratterizzate dalla ricerca di una modalità capace di dare al popolo la potestà effettiva di governare.
Quando è nata la democrazia?
L’origine delle nostre moderne democrazie è stata tradizionalmente attribuita all’ascesa della democrazia greca. In realtà, il modo più appropriato per riferirsi a questo sistema di governo è quello della democrazia ateniese nel VI sec. a.C. La democrazia greca è il sistema di governo considerato la base delle moderne democrazie, soprattutto quelli in vigore nei paesi occidentali. Ciò nonostante la democrazia greca presenta delle differenze molto marcate rispetto alla nostra idea di ciò che è democratico. A lungo la democrazia greca è stata idealizzata in maniera infondata. Infatti, non erano pochi i filosofi greci a criticare la forma di governo dell’epoca. Lo stesso Aristotele, nella sua Politica, scriveva che la democrazia è la forma perversa di un regime chiamato governo. In questo sistema la priorità assoluta era il beneficio di pochi, mentre il beneficio della maggioranza era una questione lasciata all’ultimo minuto. In sostanza, non era una vera democrazia, ma un’altra oligarchia che si prendeva cura solo di chi era al potere.
Quali erano i limiti della democrazia greca?
Principalmente, non tutti i cittadini ateniesi potevano godere di diritti politici. Erano, infatti, escluse le donne, dal momento che erano considerate inferiori agli uomini ed erano, appunto, escluse dalla vita pubblica; erano esclusi i “meticci” e cioè gli stranieri, le persone di passaggio, i turisti e le persone che non avevano la madre e il padre ateniesi; ed erano, infine, esclusi gli schiavi, nonostante questi costituissero più di 1/3 della popolazione. Ovviamente, tutti questi elementi sono stati via via abbandonati dalle democrazie moderne, le quali hanno preferito una forma di governo più inclusivo di quello ateniese.
Ai giorni nostri, se il popolo ha il diritto di eleggere i propri rappresentanti e questi possono governare realmente il Paese, è questa condizione sufficiente per parlare di democrazia?
La risposta deve essere no. Infatti, se la maggioranza dei cittadini desiderasse un governo antidemocratico, decreterebbe la fine della democrazia. Dunque, per far sì che la democrazia sia il miglior governo possibile è necessario, peraltro, che la società abbia il massimo grado di compatibilità, nel senso che un determinato concetto deve essere recepito e riconosciuto come tale dall’intera collettività di comune accordo. Soprattutto, questo concetto deve essere orientato e indirizzato ai principi di libertà, di solidarietà, di eguaglianza politica, civile, economica e sociale.
Valentina Cicatiello