Manfredi, all’anagrafe Antonio Guadagno, nasce in provincia di Salerno e all’età di soli tre anni si trasferisce a Milano con la sua famiglia. Inizia a suonare la chitarra negli anni dell’adolescenza, annoiato dalla monotonia dell’hinterland. A 17 anni inizia a scrivere canzoni e a registrare delle demo nell’armadio di un amico. Nel 2017 viene notato dai ragazzi di Foolica che si innamorano dei suoi testi e lo prendono nel roster dell’etichetta. Registra la sua prima canzone quando è appena maggiorenne, il giorno prima del suo orale di maturità. Nei due anni successivi ha modo di imparare molto sul mondo della musica, di scrivere nuove canzoni e di cercare un suo stile. Parallelamente alla musica, studia ingegneria al Politecnico di Milano, dove si laurea nel 2020. 20143 Milano Navigli, Cuffiette e Noi meno tu sono i brani entrati nelle playlist di Spotify, Indie Italia e Viral 50 Italia, superando i 4 milioni di ascolti. Dopo più di un anno di assenza, Manfredi pubblica Hollywood, su tutte le piattaforme digitali dal 25 settembre. Il nuovo singolo, prodotto da Matteo Cantaluppi, anticipa l’album d’esordio in arrivo nei primi mesi del 2021.
Ciao Manfredi! Una laurea in ingegneria e un disco, come stai?
“Ciao! Tutto bene grazie. È un periodo molto pieno però anche felice”.
Manfredi è il tuo nome d’arte, perché questa scelta?
“Mi piacciono i nomi d’arte perché ti permettono di odiare l’artista e di amare la persona o viceversa, ti lasciano più libertà. In particolare, Manfredi è un nome che ho sempre trovato molto elegante e quando si trattava di scegliere un nome d’arte mi è subito venuto in mente quello. Volevo però un nome d’arte che avesse anche un bel significato e informandomi ho scoperto che Manfredi, tra le tante interpretazioni, vuol dire anche amico dell’uomo. Mi piace l’idea che un artista e la sua musica possano essere visti come un amico che ti stanno accanto quando sei triste o magari felice”.
Che musica dobbiamo aspettarci da questo disco?
“Sarà un disco molto autobiografico, molto vero. Parlo di amore, di università, del rapporto coi genitori. Ci sono delle canzoni che ho quasi paura di pubblicare perché mi sembra di espormi troppo. Rispetto ad Hollywood, ci saranno brani con molto più cuore”.
Hollywood è una presa di coscienza, hai commentato “sono io che accetto che se le cose vanno male è perché ho bisogno che vadano male”. Quindi sei uno che se le va a cercare?
“Un po’ forse sì. Mi piacciono le storie un po’ più difficili, mi coinvolgono con più facilità. Però credo sia così un po’ per tutti. Quante volte ci è capitato di innamorarci di una ragazza già impegnata o magari di voler portare avanti un amore a distanza? Ci piace uscire dalla monotonia, avere una storia che smuova la nostra quotidianità”.
In Hollywood canti “Sogno una Vespa e il casco no”, quanto sei spericolato nella vita privata?
“Poco, pochissimo. Sono più tendente all’ipocondriaco che allo spericolato. Però spesso mi capita di pensare…ah se avessi fatto quella cosa lì, se mi fossi lasciato andare di più. Ultimamente mi sto costringendo ad osare di più e credo mi stia facendo bene”.
Ci salutiamo con qualche anticipazione sul disco?
“Potrei darvi qualche indiscrezione ma potrebbe succedere che quella canzone decida di non metterla più nel disco e sarebbe inutile. Vi dico, però, che ci saranno tante canzoni che tengo da parte per un’occasione speciale perché le considero i miei lavori più riusciti”.
Mariangela Maio
