Va da sé che, qualunque sia il livello governativo, caposaldo della democrazia – nonché del buon governo – è l’apodittica esistenza degli schieramenti di minoranza. Sovente, alla stregua dei luoghi comuni, si tende a concepire la rappresentanza di opposizione come elemento avulso, distaccato, per nulla determinante in seno alla macchina amministrativa; sia essa di caratura comunale, regionale o, addirittura, statale. Sarebbe consono, invece, iniziare a riconoscere ai consiglieri di opposizione un ruolo di assoluto rilievo (per di più sancito dal Testo Unico degli Enti Locali) con riferimento all’assemblea di rappresentanza popolare. Sacrosanta mansione di siffatti organi è insita nel potere di controllo avverso le decisioni – e gli atti – poste in essere dalla maggioranza, al fine di scongiurare derive autoritarie ovvero ancora comportamenti di stampo dispotico. Dovere, questo, che se ancorato a paesi di medio-piccole dimensioni (quali, per fare un esempio, Capaccio Paestum) trova rinvigorita la propria ragion d’essere. Per natura fisiologica, le elezioni in tali centri, al loro esito, oltre a determinare vincitori e vinti, purtroppo, generano anche amici e nemici.
Ecco che il ruolo del consigliere di opposizione, alla stregua di anomale dinamiche, va ad ammantarsi – addirittura – di un obbligo morale, e di tutela, in favore della minoranza sociale. Purtroppo, però, quanto fino ad ora descritto, in talune circoscrizioni geografiche assurge a mera utopia. In barba alla coerenza e all’etica, non pochi sono i cambi di casacca, innumerevoli i salti di poltrona. Ci si ritrova, pertanto, perennemente, con minoranze indebolite, scevre di potere d’azione e mutilate del diritto di veto. Viene meno, in tal maniera, un inderogabile principio di rappresentanza e di tutela volto a proteggere chi, nel bene o nel male, sulla scorta della propria libertà di coscienza, ha ancora il coraggio di schierarsi. In tal modo, ci si trova costretti a soggiacere alla legge del più forte, al volere di Sindaci o Governatori, a cui si dà quindi l’opportunità di colonizzare piuttosto che amministrare.
Mattia Tarallo