Ospite del Festival di San Remo, Loredana Bertè conferma di essere, e da sempre, l’incarnazione artistica dell’anticonformismo. Non di un anticonformismo che si nutre nostalgicamente di un lontano passato, delle sue travagliate vicende da artista maledetta, che si ammanta del ricordo della sua grandezza e sregolatezza, ma si rinnova nel tempo, trova continua attuazione nel presente. E questo perché Loredana non ha la pretesa si essere fuori dagli schemi, semplicemente lo è, per sua natura. Rapporti familiari difficili, la morte tragica di una sorella che faceva il suo stesso mestiere, relazioni amorose dal finale non lieto tratteggiano la figura di una donna che ha fatto della sua sofferenza la sua immensa forza. L’indole trasgressiva e provocatoria si manifesta sin dagli esordi: il suo primo LP, Streaking, è un album concettuale interamente incentrato su tematiche sessuali e l’interno della copertina del disco svela una Loredana senza veli. Nel corso della sua lunga carriera musicale, la cantante sperimenta diversi generi, dal rock al raggae, dal jazz al funky e conosce, collabora e canta con molti protagonisti del panorama musicale italiano e non solo: Ivano Fossati, Ivan Graziani, Loretta Goggi, Pino Daniele, De André, Renato Zero, Mango, Dalida, Patty Pravo, Gianna Nannini, ma anche Elisa, Emma, Alessandra Amoroso, Gigi D’Alessio, Noemi, Nina Zilli, Elodie, Calcutta, Tommaso Paradiso e Boomdabash, per citarne alcuni. Nel 2015 fa parte della giuria del talent “Amici”, nel 2017 si esibisce con Fedez e J-Ax nell’esecuzione di Allegria, brano nato dalla collaborazione con i due rapper. No, Loredana non è Mina. Nata nel 1950, è mito, non leggenda. La Bertè si rinnova, si aggiorna, è al passo. La sua non è un’arte cristallizzata nella sua monumentalità. Loredana vive immersa nello spirito del tempo ed è in grado di rappresentarne ancora con sorprendente lucidità i drammi e le ferite, la bellezza e le contraddizioni. Il suo primo successo discografico “Sei bellissima” è del 1975 e le corde più profonde di chi lo ascolta non possono non essere ancora smosse dalla sua potenza. “Potente” è forse l’aggettivo che meglio descrive i suoi successi che dal quel ‘75 si sono succeduti negli anni, incessanti ed innumerevoli. Musica e testi di Il mare d’inverno, E la luna bussò, In alto mare, Non sono una signora fanno tremare la terra sotto ai piedi di chi ha messo le cuffie. Vibra l’anima, vibra il cielo e vibra il mondo al suono delle canzoni di Loredana. È facile riconoscere la grandezza e l’unicità di questa artista, anche se non è il riconoscimento che lei ha inseguito, ma solo, immaginiamo, un po’ di quella gloria che la musica può dare. Chissà se sta tirando le somme, se il suo ultimo singolo presentato a San Remo nel corso della prima serata rappresenta, come ci sembra, una riflessione sul suo tortuoso ed eccezionale percorso. “Sono il padre delle mie carezze e la madre delle mie esperienze, sono figlia di una certa fama, sono una figlia di, figlia di Loredana…” recita così il ritornello del brano. Ci sta dicendo, la signora del rock, di non avere rimpianti né rimorsi, di aver vissuto la vita che l’ha resa un’icona, un simbolo, un genio della musica. E mai dall’alto di un traballante piedistallo, mai nascosta dietro a un dito, ma sempre a viso aperto col suo pubblico, umile e fragile, ma mai debole. Figlia di sé stessa e del male che fanno gli uomini, figlia nostra. Una società più sensibile non desidererebbe altra madre o sorella.
Enrica Colasanto