Giuseppe Conte, a prescindere dalle opinioni dei fan o dei detrattori, al di là di ogni merito o demerito politico, oltre ogni considerazione di matrice istituzionale, nel bene e nel male, può essere ritenuto come il Presidente del Consiglio più social della storia repubblicana. Difatti, sui social media, mai era capitato di assistere a un simile volume di interazioni con il Capo dell’esecutivo (la cui pagina Facebook ufficiale sfiora, oramai, i quattro milioni di followers). Sovente, il medesimo, soprattutto durante la prima fase della pandemia, è entrato nelle case del popolo italiano a mezzo di comunicati o dirette Facebook, divenuti strumento imprescindibile della macchina comunicativa afferente le istituzioni centrali. Il 13 febbraio, però, il professore pugliese, a Palazzo Chigi, ha suonato la campanella in favore del presidente entrante Mario Draghi, il quale, con riferimento alla comunicazione mediatica, ha globalmente ribaltato il modus operandi del suo predecessore. L’ex presidente della BCE, difatti, risulta essere orfano profili di social. Il messaggio è apodittico: nessuna diretta Facebook, nessun Tweet privo di natura essenziale. Il tutto potrebbe tradursi nella volontà dello stesso di assurgere a guida morale del paese, placando l’agone – spesso minatorio e controproducente – generato dalle piattaforme cibernetiche. L’unica e rilevante missione, invece, sarebbe quella di sviluppare un piano concreto idoneo a velocizzare, in primis, la vaccinazione di massa (al fine di portare, sotto il profilo strettamente epidemiologico, il Paese fuori dalla pandemia), per poi procedere a un planning, strutturalmente credibile, che traduca in risultati economici e sociali le risorse derivanti dal Recovery Fund. L’obiettivo (tipico di ogni governo tecnico) sarebbe quello di badare alla sostanza dell’azione programmatica, in barba a qualsiasi forma di quantificazione della popolarità. Mario Draghi è l’uomo del “Whatever it takes”, l’accademico, il pragmatico, il risolutore. Il tecnico – piaccia o meno – chiamato a risolvere problemi cruciali in un momento epocale (senza nulla togliere all’operato dell’ex Presidente, chiamato, per primo, a fronteggiare l’ondata devastante che ha travolto l’intera nazione). La sua assenza sui social, magari, potrà recidere quel fil rouge che, con maestria, Conte era riuscito a stabilire con una popolazione sempre più avulsa dalle dinamiche di palazzo. E, questo, forse, per un presidente immerso nell’epoca del digitale e dei media potrebbe risultare azzardato o addirittura fuori luogo; ma poco importa: l’Italia ha bisogno di rialzarsi, di rincorrere un futuro roseo. Appunto, Whatever it takes! Diretta Facebook più, diretta Facebook meno.
Mattia Tarallo