Sulla quarta di copertina, Mauro Covachic lo mette immediatamente in chiaro: “Liquidiamo subito la pratica pregiudizio: Ethan Hawke non ha nulla da invidiare ai più brillanti narratori americani”. Premessa d’obbligo quindi, proprio perché bisogna dare il giusto merito al lavoro di scrittore fatto da Hawke.
Mercoledì delle ceneri è il titolo del suo secondo romanzo pubblicato in Italia da Minimum fax e poi nei tascabili Beat. Ci sono due voci che narrano questa storia, entrambi in prima persona; una è quella del protagonista maschile (James Heartsock), un quasi trentenne arruolato nell’esercito. E l’altra è della protagonista femminile (Christy Ann Walker), giovane infermiera. La narrazione si sviluppa e prende forma dal punto di vista di ognuno alternandosi nei vari capitoli. La storia può essere classificata come on the road; infatti si parte con una Chevrolet Nova 370 del ‘69 dalla fredda Albany nello Stato di New York fino ad arrivare a Houston, passando per l’Ohio e New Orleans, nel quartiere francese, proprio nel famoso mercoledì delle ceneri. Una convenzionale storia d’amore, ma il tema preponderante è inequivocabilmente le mille dinamiche che si intrecciano all’interno di una coppia. Dinamiche approfondite con intelligenza e brio in puro stile salingeriano. Sarà difficile dimenticare Jimmy e Christy, per un semplice motivo: sono come noi, con le identiche debolezze che rifiutiamo di confessarci. Mi fermo qui, sennò rischio di spoilerare, e non voglio. Vi lascio come sempre con un estratto del romanzo che mi ha colpito particolarmente. Buona lettura.
C’è un ponte in fondo al mio cuore dove mi sento in comunicazione con tutte le cose, non solo gli alberi, l’erba, i cani, ma anche i palazzi, i sassi e i marciapiedi. È un posto dove regna un silenzio mortale, e credo di non averci mai fatto entrare nessuno, anzi, probabilmente anche volendo non ne sarei capace; un posto che è sobrio quando il mio corpo barcolla, una coscienza alternativa che è immobile come un’antenna sintonizzata su qualche parte della galassia. Era questa parte di me che volevo portare al nostro matrimonio, un punto centrale di equilibrio da cui far partire i miei giuramenti. Immaginavo che quell’antenna segreta mi mettesse in contatto con l’eternità, qualunque cosa sia, e che fosse la parte di me che soltanto Christy percepiva e amava. Era la stessa parte senza tempo in lei che volevo sposare. Ma nell’oscurità di quella stanza di motel mi resi conto che, sposato o no, nessuno avrebbe mai potuto conoscermi del tutto: la parte più vera di me sarebbe rimasta isolata e sola.
*In libreria e su tutti gli store digitali: Tascabili Beat 9,00 €
Mario Terlizzi