NEL REGNO DELLE IMMAGINI
Questo è l’incipit di Antonio Cuono (architetto e professore di storia dell’arte al liceo scientifico A. Gatto di Agropoli sezione classica) che dal lontano 2013 rese pubblico, in due quaderni di storia dell’arte “Limite (in)valicabile” e “La barca della sera”, un modello di insegnamento votato alla dialogicità poetica e impressionistica oltreché una raccolta di scrittura creativa e interpretativa dei suoi alunni, messi a nudo con le loro menti e i loro occhi di fronte alle opere più grandi che la mente umana abbia mai ipotizzato. Fu questo rapporto immediato, spontaneo e squisitamente genuino con l’arte a stabilire un legame profondo e fortemente personalizzato che apriva, in una fase di apprendimento successiva, allo studio tecnico e puntuale della disciplina. Guardare, vedere, sentire, pensare, interiorizzare, elaborare…Attraverso un incontro con il genio, dimenticando lo spazio e il tempo in cui siamo collocati. Propongo di cominciare o ricominciare dalle origini, dalla passione cristiana, con la mia prima intesa giovanile: Tiziano. Osservate e perdetevi prima di rinsavire.
L’obliquo tormento
Alzi il braccio verso il nero
di un cielo che inghiotte
muto.
Uno squarcio di luce
si mostra attraverso
profondi varchi della notte
per vegliarti.
Vegliare sul tuo corpo
che arde
e presto sarà cenere
circondato da ombre
intente ad infierire
con spade ed arnesi
taglienti.
L’anima spira,
uomo, e Cristiano,
sotto una marmorea
statua pagana,
in segno di “Giustizia”.
Conosci le fiamme
dell’inferno per godere
di eterna beatitudine.
Non imprechi contro i nemici
preparano anch’essi
il tuo grande destino.
Mediatore tra l’ignoto diafano, a te
comparso per ucciderti ed elevarti
ai Regni inesprimibili,
e la vorticosa carne
scomposta dell’essere.
E’ nel nome di Dio
che il dolore risponde
ai tuoi continui
spasmodici richiami.
Dannato dolore in te impassibile
come solenni monumenti romani, biecamente illuminati
dalle fiaccole,
imperituri alle catastrofi.
All’apice di un maledetto
turbine terreno,
ai piedi di una sublime
ascesi
di fuoco,
guardato da spettri,
freddi marmi,
carni
e dal Divino.
Tu, mio Lorenzo,
non sei davvero uomo.
Rachele Siniscalchi Montereale