NELLE NOSTRE MANI.
Il tumore al seno non è mai fine a se stesso, anche quando viene estirpato dal corpo, resta radicato nella mente per tanto tempo, anche per sempre. Lo vediamo ogni giorno sul nostro corpo, il fisico che cambia a causa delle cure a cui si ci deve sottoporre, è costantemente presente nella nostra routine quotidiana perché ci cambia nel corpo e nella mente. Stanchezza, spossatezza, debolezza sono solo alcune delle cose con cui facciamo i conti ogni giorno, ma ci facciamo forza perché la vita è la cosa più importante. Alcune di noi hanno affrontato le chemioterapie, amiche/nemiche, che da una parte guariscono e dall’altra intossicano il nostro organismo. Le radioterapie apparentemente innocue e indolore che, però, per interrompere il processo di moltiplicazione cellulare nella specifica parte, impongono al nostro organismo l’impegno necessario per rimetterci in sesto. Le terapie ormonali. Croce e delizia. Chi è fortunato come me ad avere un tumore ormonoresponsivo, può curarsi mettendo l’organismo a riposo dalla produzione di ormoni femminili. Quella che da un lato è una fortuna, dall’altra impone pazienza e sopportazione, notti insonni, caldane, dolori alle ossa, a volte addirittura difficoltà di memoria e concentrazione, ma sono terapie che ci permettono di evitare recidive e chi può attingere a questo protocollo ha questo privilegio. Salvarsi la vita. Ho conosciuto ragazze giovani, con tutta la vita davanti, progetti e sogni nel cassetto, esistenze che all’improvviso hanno avuto una battuta d’arresto. In queste ragazze vedi tanto coraggio e determinazione, sguardi che nascondono la pena che si porta nel cuore. Sì, perché forse non tutti sanno che questo maledetto per essere sconfitto, spesso, impone il dover rinunciare a diventare mamme. Credo sia l’aspetto più triste e penoso che queste giovani donne devono affrontare. Per fortuna anche qui la ricerca ha fatto tanto, esistono centri oncofertility ai quali ci si può rivolgere e essere assistite dal punto di vista della salvaguardia della fertilità e del monitoraggio ginecologico. Il tumore alla mammella impone necessariamente anche il monitoraggio delle ovaie e utero. Insomma, la base di tutto resta sempre la prevenzione. Ad oggi, posso dire che la prevenzione mi ha salvato letteralmente la vita e, come me, tante altre donne oggi sono qui, continuando a vivere e a far sì che questo cancro diventi un lontanissimo ricordo. La nostra vita è veramente nelle nostre mani e la prevenzione ci aiuta a rendere questo possibile.
Antonella Lamberti