Peppe e Matteo lasciano il calcio giovanile. Siamo in tanti a dovergli qualcosa.
Quando ho appreso la notizia che Peppe Marino e Matteo Noce si erano “ritirati” dal calcio giovanile la malinconia è stata inevitabile. Perché, se la storia della Fox Paestum, la scuola calcio che hanno diretto così a lungo, appartiene all’intera comunità sportiva, nel bene e, per qualcuno, forse, anche nel male, il merito è soprattutto del tempo che hanno speso in questi quindici anni fatti di ore sottratte al lavoro e alle famiglie e anche di denaro tolto dalle proprie tasche. Tanti sono i ragazzi cresciuti con lo stemma delle piccole volpi cucito sulla maglia, numerose le squadre affrontate e i chilometri percorsi per giocare sui campi provinciali, regionali e finanche nazionali. Diversi i legami intrecciati, alcuni interrotti, altri consolidati, molte le risate e a volte anche qualche incomprensione, questo perché l’avventura della Fox Paestum non è soltanto una pagina di storia collettiva, ma è, soprattutto, l’unione di tanti piccoli racconti personali. Ecco perché, quando ho letto il loro post di commiato pubblicato sui social, ho provato nostalgia: quella storia, in fondo, è stata un po’ anche la mia. La mia e di mio fratello, dei mister Gianni e Pietro, di Anita, Fabio e Ferdinando e di tanti che non nomino per paura di dimenticare qualcuno, poiché tanti siamo stati a cercare di insegnare qualcosa a quei ragazzi adesso più alti di noi (di mister Gianni sicuramente) e alcuni ancora continuano a farlo spinti dalla stessa passione di prima. Nel mezzo c’è stato il divertirsi insieme, i tornei fuori regione e le lunghe serate a scherzare, i rimproveri, le gioie, le mattinate con gli occhi sonnolenti a preparare i campi da gioco e i pomeriggi sotto la pioggia sperando che uscisse il sole. C’è stato tanto e ancora tanto, che a ricordarlo è difficile e a raccontarlo ancora di più. Ciò che è facile, invece, è la gratitudine che va mostrata a Peppe, a Matteo e a Sergio Alessio, a lungo Presidente e oggi non più tra noi. Gratitudine perché se oggi il calcio giovanile del nostro territorio ha ripreso slancio, il merito è loro, che in un modo o nell’altro sono stati da sprone per tanti addetti ai lavori, ma soprattutto perché impegnarsi in qualcosa per qualcuno non è mai facile, continuare a farlo per anni men che meno, però, penso, ne valga la pena. Sì, ne vale proprio la pena.
Pasquale Quaglia