Ed eccoci al secondo appuntamento. Dopo aver appurato che è meglio non fare che fare male, parleremo adesso di un argomento che potrebbe sembrare banale, ma non lo è affatto. È il primo anello della Catena del Soccorso, ovvero, da dove parte effettivamente l’azione di soccorso: la Chiamata. Come abbiamo già detto, la legge non impone al cittadino comune di intervenire in caso ci si trovi dinanzi a qualcuno che ha bisogno di aiuto. Ma, quello che ci chiede è di effettuare la chiamata di soccorso e di non lasciare incustodito l’infortunato. L’art. 593 del C.P. cita “Chiunque, trovando abbandonato o smarrito un fanciullo minore degli anni dieci, o un’altra persona incapace di provvedere a se stessa, per malattia di mente o di corpo, per vecchiaia o per altra causa, omette di darne immediato avviso all’Autorità, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a 2.500 euro. Alla stessa pena soggiace chi, trovando un corpo umano che sia o sembri inanimato, ovvero una persona ferita o altrimenti in pericolo, omette di prestare l’assistenza occorrente o di darne immediato avviso all’Autorità”. Dunque, bisogna prestare assistenza fino dove le nostre competenze arrivano, avvisare immediatamente le autorità e aspettare che arrivino. Allora effettuiamo questa chiamata. Ma come? Il Numero di Emergenza Unico Europeo è il numero 1.1.2. (uno-uno-due). È il numero di telefono per chiamare i servizi di emergenza in tutti gli Stati dell’Unione Europea. Puoi chiamare il Numero di Emergenza Unico Europeo per richiedere urgentemente un intervento delle Forze di Polizia, dei Vigili del Fuoco, dell’assistenza sanitaria, dell’assistenza in mare. L’operatore dell’1.1.2. inoltra la chiamata alla Centrale operativa competente per tipologia di emergenza. Puoi chiamare il numero di emergenza Unico Europeo gratuitamente da rete fissa o mobile anche quando il telefono non ha SIM, è bloccato o non si ha credito telefonico. Attualmente in Italia il servizio NUE 1.1.2. è attivo in Friuli Venezia Giulia, Lazio (prefisso 06 – 0774), Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta e nelle Province Autonome di Trento e Bolzano. Nelle altre regioni possiamo chiamare sia l’1.1.2. dove risponde la Centrale Operativa dei Carabinieri che poi passa l’intervento alla centrale competente oppure chiamare direttamente l’1.1.8. (uno-uno-otto) la Centrale Operativa Territoriale (C.O.T.) di Emergenza sanitaria. A questo punto risponde un operatore preparato a ricevere la chiamata di soccorso. La prima informazione che bisogna fornire è il comune dal quale si chiama e dove necessita il soccorso. Le C.O.T. non sono comunali ma raggruppano vari territori che comprendono molti comuni; specificare la via e il civico e, molto importante, un punto di riferimento, che potrebbe essere un bar, un locale, un cartello o qualcosa di molto visibile e/o conosciuto; nel caso di condominii riferire il nome sul citofono, la scala e il numero di appartamento. Casi specifici necessitano di più attenzione, come per esempio in autostrada dove bisogna segnalare il nome della strada, la direzione di marcia e il Km oppure il numero univoco assegnato ai cavalcavia. Date queste informazioni, abbiamo attivato la macchina dei soccorsi e adesso rispondendo alle domande specifiche dell’operatore da cui si comincerà a delineare l’accaduto per decidere di cosa necessitano i soccorritori per effettuare un intervento di qualità. Effettuare una chiamata di soccorso può portare ansia che in alcune persone potrebbe sfociare in panico. L’agitazione che ne segue potrebbe essere negativa per fornire le informazioni adatte. Nel caso provate a fare in questo modo: fermatevi, smettete di fare qualsiasi cosa; respirate, profondamente per ripristinare il respiro regolare; pensate, a cosa fare, a cosa dire e come dirlo, e poi agite. Alla prossima.
Pasquale Annunziato
Istruttore PSTI della Croce Rossa Italiana
Istruttore BLSD IRC Comunità
Istruttore Advanced Oxigen Provider PADI/DAN

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