UN SISTEMA PER SALVARE VITE
È necessario condividere il significato di alcuni termini e concetti. Il nostro scopo è poter fornire chiarimenti attendibili al maggior numero di persone interessate.
Cos’è l’Arresto Cardiaco?
L’arresto cardiaco è una condizione in cui il cuore non riesce più a far circolare il sangue e a far arrivare ossigeno alle cellule che, senza, iniziano a morire nei primi minuti. Nel sangue è contenuto l’ossigeno, elemento vitale presente nell’aria che respiriamo e di cui le cellule che compongono i nostri organi hanno bisogno per mantenersi vive e in funzione. Se l’ossigeno non viene più trasportato dal sangue fino alle cellule, queste iniziano a morire (necrosi). In base all’organo a cui appartengono e alla funzione che svolgono, le cellule si “spengono” in tempi diversi. Le cellule del cervello e del cuore sono le più vulnerabili e se non ricevono ossigeno, si spengono dopo appena pochissimi minuti (4/7). Quando il cervello viene privato dell’ossigeno a causa di un arresto cardiaco, la vittima perde coscienza e in pochi secondi smette di respirare normalmente.
Cos’è la rianimazione cardiopolmonare?
La rianimazione cardiopolmonare è una serie di valutazioni e azioni che servono a riconoscere l’arresto cardiaco, a chiedere aiuto, ad attivare i soccorsi, a sostenere la circolazione e la respirazione per rallentare il processo di necrosi. La vittima di un arresto cardiaco si presenta priva di coscienza; non si risveglia, non reagisce se viene chiamata o scossa; non respira normalmente o non respira affatto; non rileva nessun movimento. Nelle prime fasi dell’arresto cardiaco la priorità non sta nel capire perché si è verificato, ma nel saperlo riconoscere prontamente per iniziare le manovre di rianimazione cardiopolmonare. Queste manovre sono le stesse qualsiasi sia stata la causa che ha provocato l’arresto. Lo scopo iniziale e cruciale è rallentare il processo di morte iniziato con l’interruzione dell’ossigenazione. Il soccorritore che si sia accorto di questa condizione può sostituire in parte la funzione del cuore con manovre semplici e che non richiedono nessun tipo di strumento. Questo, infatti, può far circolare il sangue della vittima fornendo ossigeno con la rianimazione cardiopolmonare. Comprimendo il centro del torace, con le mani poste sulla metà inferiore dello sterno, si può generare una pressione sul torace e sul cuore in grado di spingere il sangue nel sistema circolatorio fino alle cellule sofferenti. Qualsiasi sia la causa dell’arresto cardiaco, le manovre da fare sono sempre le stesse: chiamare il 1.1.2. /1.1.8. e far cercare un DAE; comprimere il torace e, se siamo in grado di farlo, tentare le ventilazioni di soccorso.
Cos’è la catena della sopravvivenza?
Perché una vittima di AC abbia la probabilità più alta di sopravvivere, è necessario mettere in atto una serie di interventi, che compongono una catena ideale: il riconoscimento precoce dell’AC e la chiamata di soccorso precoce; il precoce intervento con le compressioni toraciche e le ventilazioni di soccorso; la defibrillazione precoce; il precoce intervento sanitario avanzato e il trasporto in ospedale. La possibilità che una vittima possa sopravvivere dipende principalmente dal tempo, perché, in assenza di manovre rianimatorie, i danni al cervello, in primis, diventano irreversibili in 4/7 minuti. Per evitare che questo avvenga, deve innescarsi una sorta di staffetta in cui la vittima diventa il testimone di una corsa per la sopravvivenza. La prima “frazione” (primo anello) la corre chi si trova per primo accanto alla vittima, qualsiasi sia il suo ruolo, perché è lui che dovrebbe riconoscere i segni dell’arresto cardiaco e avvertire i soccorsi; nell’attesa che i soccorsi sanitari arrivino, chi è accanto alla vittima ha il compito cruciale di guadagnare tempo, facendo arrivare, mettendo in pratica la rianimazione cardio polmonare, ossigeno al cervello (secondo anello); la ricerca e l’uso di un DAE soddisfa il terzo anello della catena; completa la catena il quarto anello con l’arrivo e l’intervento dei soccorsi sanitari avanzati, che dopo aver stabilizzato la vittima sul posto provvederanno a trasportarla in ospedale. In una attenta analisi, si evince che i primi due anelli della catena, chiamata e rianimazione cardiopolmonare, sono gli anelli più importanti, ovvero sono gli anelli che preparano al meglio gli interventi successivi. Senza Chiamata, si resterà da soli nel soccorrere la vittima. Senza aiuti non potremmo risolvere l’accaduto. Senza rianimazione cardiopolmonare non riusciremo ad alimentare le cellule del cervello che andranno in necrosi e morte, pertanto, nessun tipo di intervento successivo avrà mai successo. Quindi, se una frazione della nostra staffetta non parte tempestivamente, specialmente le due iniziali, le fasi successive perdono drammaticamente di significato. Come sempre, il primo soccorso non si improvvisa. Meglio non fare che fare male. È molto importante non effettuare interventi che potrebbero aggravare la condizione dell’infortunato, se non delegati dal medico della Centrale Operativa Territoriale 1.1.8. Intanto, come sempre, Vi invito a frequentare i nostri Corsi di Primo Soccorso e Manovre Salvavita per imparare le tecniche e le procedure corrette.
Pasquale Annunziato
339 182 9977
doa.scuolasub@gmail.com
Pasquale Annunziato
Istruttore PSTI della Croce Rossa Italiana Istruttore BLSD IRC Comunità
Istruttore Advanced Oxigen Provider PADI/DAN