Mentre in Italia ancora si discutono le parole dell’imprenditrice Elisabetta Franchi sull’inopportunità di assegnare ruoli dirigenziali di un’azienda a donne in gravidanza, in Spagna il governo ha approvato un disegno di legge su salute riproduttiva e sessuale e diritto all’aborto. Il testo della legge, che verrà sottoposto alle camere con procedura di urgenza, permettendo di accorciare i tempi per l’approvazione, prevede tra le altre cose, per la prima volta in Europa, l’introduzione del congedo mestruale. L’esecutivo spagnolo con a capo Pedro Sánchez si regge su una coalizione di maggioranza formata dal PSOE (Partito Socialista Operaio Spagnolo), Podemos, PSC (Partito dei Socialisti di Catalogna), IU (Sinistra Unita) e ha l’appoggio esterno di alcuni partiti autonomisti. Il disegno di legge, avanzato da Podemos, i diritti fondamentali e le libertà pubbliche, pur avendo incontrato qualche opposizione anche all’interno della maggioranza, è stato approvato dal governo. Ora dovrà essere approvato dalla maggioranza assoluta del Parlamento. Irene Montero di Podemos, ministra per l’Uguaglianza, presentando il disegno di legge, ha sottolineato il ruolo fondamentale del movimento femminista nella consapevolezza che i diritti sessuali e riproduttivi siano la porta che apre all’esercizio di ogni altro diritto – lavorativo, sociale e politico – e nell’ottenimento di risultati istituzionali così importanti per la vita delle donne. Oltre a prevedere misure volte alla diffusione di una educazione sessuale che cominci dall’infanzia e accompagni tuttƏ nell’arco della vita, la riforma prevede un congedo mestruale senza limiti di giorni per le donne che hanno mestruazioni dolorose e invalidanti certificate dal medico. Si prevede inoltre la creazione di un albo che proibisca aƏ medicƏ che vi compaiono come obiettorƏ di coscienza nel pubblico di praticare aborti nel privato, l’eliminazione del permesso dƏ genitorƏ o tutorƏ per abortire a partire dai 16 anni, e l’eliminazione dei tre giorni di riflessione attualmente obbligatori prima dell’interruzione di gravidanza. Il testo approvato non contiene (come invece prevedeva la bozza) l’eliminazione dell’IVA sugli assorbenti. Per l’applicazione della legge prevede approssimativamente lo stanziamento di 104 milioni di euro, di cui 23,8 l’anno per il congedo mestruale che sarà quindi a carico dello Stato e non delle datrici e dei datori di lavoro, ma dello Stato. Il rischio infatti era che, una misura che aveva l’obiettivo di migliorare la vita delle donne potesse diventare per queste uno strumento di discriminazione sul lavoro. E torniamo a noi, per l’Italia basterà far parlare qualche numero. Un’analisi dal titolo “Mai dati” condotta da una docente di storia della medicina, Chiara Lalli, e da una informatica e giornalista, Sonia Montegiove, in occasione dei 44 anni dall’entrata in vigore della legge 194 sulla interruzione volontaria di gravidanza ce ne fornisce alcuni, poiché non tutti i dati per tutte le strutture sono aperti. Ho scelto indicativamente i seguenti. 72 ospedali hanno tra l’80 e il 100% di obiettori di coscienza. 22 ospedali e 4 consultori con il 100% di obiezione tra medicƏ ginecologƏ, anestesistƏ, personale infermieristico e OSS. 18 ospedali con il 100% di ginecologi obiettori. 46 strutture hanno una percentuale di obiettorƏ superiore all’80%. 11 le regioni in cui c’è almeno un ospedale con il 100% di obiettorƏ: Abruzzo, Basilicata, Campania, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto. Le Regioni più inadempienti sono la Sardegna e la Sicilia, con più dell’80% di mancata risposta all’accesso civico generalizzato. Ad Andria (Puglia) sono obiettorƏ al 100% sia i ginecologƏ sia il personale non medico. Nel Polo ospedaliero di Francavilla Fontana (Puglia), più del 90% di medicƏ ginecologƏ, anestesistƏ e infermierƏ sono obiettorƏ. Punto.
Enrica Colasanto
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