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SANITÀ: GARANTIRE UNA CULTURA ETICA

Chiacchierando nel periodo estivo, sotto un ombrellone, al mare, al bar e in qualunque luogo dove la riflessione sulle condizioni in cui versa il nostro Paese diventa centrale, emergono tante considerazioni. Decisamente il tema centrale è la sanità: “La sanità è allo sbando, il servizio sanitario nazionale è un bene comune da difendere, lotta alle disuguaglianze, diritto all’accesso, un SSN più equo, presa in carico, cure territoriali, ma anche il caro benzina, l’aumento dei prezzi su tutto, preoccupazione sulle modifiche del reddito di cittadinanza”, questi gli slogan e i commenti che sentiamo quotidianamente e vediamo nei social. Ancora non siamo del tutto fuori dalla pandemia e, inoltre la guerra, il rincaro indiscriminato dell’energia e di tutti i beni essenziali, tutto questo lascia che la sanità vada rapidamente allo sbando, forse una deriva irreparabile vista di buon occhio solo da coloro che hanno interesse in un prossimo futuro a che la sanità funzioni nella prospettiva di arricchire tutto il mondo che girerà intorno a servizi privatizzati, di eccellenza per chi se li potrà permettere, praticamente inesistenti per gli altri, e dove il settore pubblico si dovrà fare carico solo di ciò che non è lucrativo, a partire dal settore dell’emergenza. Un’analisi della situazione che possa inquadrare a grandi linee le problematiche della nostra sanità è necessariamente centrata su più livelli: il primo è il livello nazionale, che da un lato sconta anni di cattiva programmazione e ridotto finanziamento del SSN, oggi acuito, nonostante i previsti importanti finanziamenti del PNRR, dal non avere avuto maggioranze in grado di fare chiare scelte. Una politica che ha mostrato scarso interesse e capacità decisionali, una mancata volontà di ascolto, soprattutto dell’ascolto di professionisti e cittadini nell’analisi dei bisogni di salute e nella proposizione di innovazione e soluzioni. E poi i cittadini, che devono essere formati e informati, soprattutto ascoltati, che devono potere esprimere i loro bisogni di salute, individuali e collettivi. Ed è proprio a questo punto che mi viene da considerare l’incrocio tra il sistema sanitario e quello sociale, che ancora non risulta del tutto sviluppato, in riferimento alla denuncia di Lola D’Arienzo, malata di SLA, costretta a letto da 27 anni e che, dopo un tempo infinito di difesa della sua vita, pensa all’eutanasia, alla dolce morte, poiché abbandonata per ridotta assistenza domiciliare, per un evidente vuoto assistenziale, mancanza di fondi e tutto ciò che darebbe respiro alla sua complicata esistenza ed ai suoi familiari. L’appello, la richiesta di aiuto lanciato da Lola e dai suoi familiari ed amici deve raggiungere le coscienze di chi di dovere e che ha l’obbligo di restituire la dignità a chi versa in gravi condizioni di salute. Non conosciamo i numeri esatti di quanti siano i cittadini che non trovano risposte adeguate ai loro bisogni di salute. Occorre lavorare sull’origine dei problemi, non solo per tappare alcuni buchi quando diventano troppo evidenti. Conservare il nostro servizio sanitario è un nostro dovere etico, è un bene comune prezioso da non disperdere, è una sfida non facile, ma è necessaria. Il tema della comunicazione è fondamentale, sia per l’aspetto di trasmissione delle informazioni, sia per l’aspetto partecipativo/empatico che è centrale nei percorsi di cura. Importanza fondamentale della comunicazione tra governo della sanità e cittadini, tra governo della sanità e professionisti, tra professionisti e cittadini, ma anche tra professionisti e professionisti. Comunicazione che deve essere corretta, efficace, chiara, partecipata. Serve il protagonismo di tutti, cultura etica della sicurezza e della responsabilità, creazione di un clima di fiducia: i cittadini devono essere non una controparte, bensì compartecipi di chi deve garantire equamente il diritto alla salute. Implementazione di nuovi modelli organizzativi e relazionali che, con il supporto della tecnologia e attraverso sinergie, possono consentire una reale presa in carico del paziente e migliorare la qualità di vita dei cittadini, ma anche dei professionisti sanitari. In conclusione, bisogna lavorare tout court su progetti innovativi di integrazione socio-sanitaria, coinvolgendo diversi stakeholders e le stesse istituzioni, unire tutte le nostre forze, per una vera alleanza di cura e di presa in carico tra sanitari e cittadini.

Luigi Bernabò

Leggi  QUI  la copia digitale de Il Commendatore Magazine.

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