Se utilizzata in modo responsabile, l’innovazione tecnologica può fare molto per l’umanità, tanto che in tempi recenti è emersa un’espressione nuova per indicare questo concetto, tech for good. Significa che le nuove tecnologie possono aiutare i malati a curarsi e le persone in salute a mantenersi in forma, supportare i disabili e coadiuvarli nell’integrazione nella società, essere di concreto aiuto in caso di epidemie come quella, recente, del Covid -19. Ma possono anche consentire a chi non ha accesso ai servizi bancari di scambiarsi denaro con il cellulare, a giovani e meno giovani di studiare e formarsi online, alle aziende di migliorare la produttività (e la vita) dei propri dipendenti. E molto altro ancora. A portare alla ribalta il tech for good è stato il World Economic Forum 2020, che ha dedicato a questo argomento uno dei suoi focus tematici, al quale hanno partecipato leader del calibro di Satya Nadella, CEO di Microsoft. Negli ultimi 50 anni abbiamo avuto un enorme progresso tecnologico, tecnologie disruptive come il quantum computing, la blockchain, i veicoli a guida autonoma e le biotecnologie, che presto diventeranno mainstream. Queste tecnologie hanno le potenzialità per recare benefici all’umanità in varie maniere, ma solo se vengono utilizzate in modo responsabile ed etico. Prendiamo ad esempio l’intelligenza artificiale: gli algoritmi alla base della tecnologia deepfake, in grado di ingannare intere popolazioni e di interferire con la democrazia, possono essere utilizzati anche per diagnosticare malattie come il cancro in fase precoce. Un dilemma etico-tecnologico che va sciolto se non vogliamo che l’innovazione tecnologica ci si ritorca contro.
Nicolangelo Di Stasi