Il lungomare, così com’è, serve realmente a qualcosa?
Settembre è il mese dei bilanci, l’estate volge al termine e tutti ci interroghiamo su cosa ci abbiano lasciato luglio e agosto, tra amori estivi e nuovi buoni propositi che puntualmente si disattendono. A Laura la fine della stagione estiva è da sempre il momento degli interrogativi sul turismo, su quanto e come è stato e perché no, su come poteva essere. A sentire i gestori dei lidi le presenze sono state scarse, meno dell’anno scorso sicuramente, e il lungomare che doveva rivelarsi una svolta è diventato invece un’involuzione. Ad ascoltare i turisti, invece, quelli tradizionali e occasionali, scarsi sono stati i gestori dei lidi che, salvo rare eccezioni, hanno trasformato la passeggiata sul mare in un vuoto corridoio desolato. Senza puntare il dito contro nessuno, sarebbe quantomeno opportuno porsi le adeguate domande e chi di dovere fornire le necessarie risposte. Perché, allo stato delle cose, il lungomare è un’opera fallimentare, una cattedrale in un deserto senza arte né parte, con l’unica funzione sacrosanta di avere almeno evitato l’assembramento di automobili sulla spiaggia (Deo gratias!), anche se sarebbe bastato chiudere una strada per realizzare questo solo e unico intento. Siccome, però, si spera non sia soltanto quello, bisogna intervenire e porre delle condizioni e, soprattutto, iniziare a fare delle considerazioni. A mio avviso, l’errore è stato creare il lungomare in orizzontale e non in verticale dall’incrocio semaforico fino al Lido Nettuno, tagliando fuori una zona che quella sì andrebbe riqualificata e non soltanto per l’estate. Una contrada che vive di turismo, che ha le proprie attività per camparci e non per hobby, fatta di persone che d’inverno non vanno in letargo, ma che abitano tutto l’anno il proprio paese. Perché, tra i gestori e i turisti, la verità sta nel mezzo, sta in quei cittadini che in una sera d’agosto si sono dovuti chiudere in casa per evitare di ritrovarsi coinvolti nella solita rissa da Far West di cui, come detto l’altra volta, nessuno si prende la briga di raccontare. Perché per carità, non sia mai che qualcuno si accorga che la Laura non è fatta soltanto di lidi e alberghi, ma è anche di più, tanto di più.
Pasquale Quaglia