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Ritratti di Madame Peluska

VIAGGIO AD ELEA

Dal diario di M. Peluska adolescente – VIAGGIO AD ELEA.

Parmenide per altezza d’ingegno era stato il primo a conoscere l’essenza dell’essere nella sua assoluta unicità. Aveva compreso nei dolci colli verdeggianti di Elea che la verità dell’esistenza è nascosta nelle forme più belle e variegate. Aveva accettato le finzioni della vita ed ugualmente si era lasciato cullare dall’aria mite e dal sole caldo di questo luogo, spontaneamente ordinato dalla natura. La stessa aria e lo stesso profumo, insieme ad una piacevole brezza primaverile, mi avevano accompagnata la domenica di un 29 aprile fa per le vie terrose della città greca. Ogni passo portava il mio corpo in una posizione più elevata; e gli ulivi, nostri fedeli antenati, muovevano dolcemente le fronde, divertiti dal vento. Perfino i fiori gialli discorrevano con le api che gli ronzavano attorno e con chiunque altro piccolo abitante della terra avesse voluto parlargli. Dolce armonia univa ogni cosa. Il mio passo non poteva altro che uccidere; eppure l’erba rigogliosa aveva così tanta voglia di vivere che si alzava non appena la mia scarpa pronunciasse un movimento, annullando così ogni traccia. Ma ancor più dei sorrisi felici della natura incontaminata, vigeva austero, imponente e maestoso, il Castellum Maris. Una torre, posta sulla cima più alta, avrebbe guardato sola in eterno l’incessante mutare degli eventi. Resti di case, santuari, mura smezzate, pietre logorate. Tutti relitti di un passato remoto. Un passato a volte ingrato che ha lasciato che la bellezza si deteriorasse con la dimenticanza dell’uomo. Struggente spettacolo è stato quel giorno dover guardare frammenti di vita adagiati sul verde, come morti. Eppure il fascino della decadenza in contrasto con quella palpitante visione di vita mi aveva insegnato per un istante, come mai era accaduto, il significato di bellezza. Non posso esprimere ora come la forza della natura mi abbia rivelato questa idea di bellezza, ma posso assicurarvi che, come Parmenide, anch’io ritrovai nelle infinite sfumature del paesaggio (come l’essere) un unico sentimento di pace.

Rachele Siniscalchi Montereale

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